
Negli ultimi mesi si leggono ovunque titoli allarmanti: “Tutte le aziende devono adeguarsi entro il 28 giugno 2025 o scatteranno sanzioni salatissime!”. Ma quanto c’è di vero? Spoiler: solo in parte.
In questo articolo facciamo chiarezza, punto per punto, su cosa prevede davvero l’European Accessibility Act, chi riguarda, quali sono le scadenze reali e come devono comportarsi le aziende
Cos’è l’European Accessibility Act (EAA)
L’EAA è la Direttiva UE 2019/882, recepita in Italia con il D.Lgs. 82/2022. Entra ufficialmente in vigore dal 28 giugno 2025 e impone che determinati prodotti e servizi digitali siano accessibili anche alle persone con disabilità.
L’obiettivo è ridurre le barriere digitali per tutti, promuovendo l’inclusione e l’uguaglianza nell’accesso a siti web, e-commerce, app e altri servizi online.
Chi è obbligato a rispettare l’EAA?
Obbligati da subito:
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Aziende con più di 10 dipendenti o fatturato superiore a 2 milioni di euro
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Che offrono servizi digitali al pubblico, come:
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siti web aziendali
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e-commerce
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app mobile
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banche online
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piattaforme di trasporto o multimediali
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sportelli automatici (self-service)
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Esclusi per ora:
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Microimprese (meno di 10 dipendenti e < 2 milioni di fatturato)
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Siti personali, blog amatoriali
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Realtà che non offrono servizi pubblici
Cosa succede dal 28 giugno 2025?
Dipende da quando è stato pubblicato il tuo sito.
🔹 Hai un sito nuovo (pubblicato dopo il 28/06/2025)?
→ Deve già essere conforme alle WCAG 2.1 AA
→ Serve un audit accessibilità
→ Devi pubblicare una dichiarazione ufficiale di accessibilità
🔹 Hai un sito online da prima del 28/06/2025?
→ Può restare attivo fino al 28 giugno 2030, se non viene modificato in modo sostanziale
→ Non sei obbligato all’adeguamento immediato, ma è fortemente consigliato:
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Fare un audit di accessibilità
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Pubblicare una dichiarazione con eventuali criticità e piani di miglioramento
Quindi… è tutto rimandato al 2030?
Non proprio. Anche se non sei obbligato subito, è buona prassi essere trasparenti:
✅ Fai analizzare il sito da un esperto
✅ Pubblica una dichiarazione ben visibile
✅ Elenca i problemi e comunica il tuo piano d’azione
L’onere sproporzionato: che cos’è?
Se per la tua azienda l’adeguamento comporta un carico economico o organizzativo eccessivo, puoi invocare l’onere sproporzionato. Ma non basta dichiararlo:
📌 Serve una valutazione documentata
📌 Va conservata per 5 anni
📌 Deve essere citata nella dichiarazione accessibile sul sito
Esempi pratici
📌 Azienda con 15 dipendenti, sito del 2022:
→ Non sei obbligato entro il 2025, ma devi fare audit e pubblicare dichiarazione.
📌 Nuovo e-commerce online da luglio 2025:
→ Deve essere conforme fin da subito.
📌 Restyling completo nel 2026:
→ Devi aggiornare tutto e rendere il sito conforme.
Cosa rischi se non fai nulla?
⚠️ Sanzioni fino al 5% del fatturato
⚠️ Reclami e segnalazioni
⚠️ Esclusione da bandi pubblici
⚠️ Danno reputazionale
Perché agire ora (anche se non sei obbligato)?
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L’accessibilità migliora la SEO
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Migliora la user experience per tutti (anziani, utenti con problemi temporanei, mobile user)
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Ti evita corse last minute e ti posiziona come realtà inclusiva e professionale
In conclusione
L’European Accessibility Act non è (ancora) un obbligo per tutti, ma è già un’opportunità per distinguersi.
Se operi nel mondo digitale, specialmente con e-commerce, app o servizi online, adeguarti all’accessibilità non è solo un dovere etico, ma anche strategico.
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